Questa storia è stata raccontata a mezza bocca, involontariamente, nel tempo di una manciata di scatti.
Nel tempo di organizzare due flash ed un tavolo bianco che ricordasse vagamente una camera bianca o uno still life box, si è raccontato di come su un vecchio divano di velluto marrone solcato da geometriche righe nere sottili, un bambino avesse trovato ispirazione da palcoscenico in una calcolatrice-pianola Casio in un tempo reso ancora più lontano dall’abisso creato da quello strumento così tanto diverso da oggi.
Ma chi può dire cosa abbia più significato di un ricordo tanto vivido da raggiungerci in questi giorni d’estate in cui il caldo stordisce e viene voglia soltanto di dormire all’aria mossa da questi quaranta gradi romani. Eppure abbiamo parlato e condiviso ed è stata tanto forte l’immagine di questo tempo andato che è stato imperativo creare una fotografia che permettesse di astrarsi da questo tempo e concedesse la massima attenzione a quanto stavamo per fotografare, un ricordo che è destinato a smussarsi ancora col tempo e noi, fortunati che a distanza di quasi quarant’anni questo strumento della memoria sia giunto quasi intatto, non abbiamo perso l’occasione di fissarlo in una cornice digitale che, chissà, se mai domani andasse perso almeno qualcosa possa comunque sopravvivere all’onda del tempo.