E’ stata un’emozione forte ed imprevista. E’ stato, improvvisamente, sentirsi a casa, non più fra tanti estranei.
Domenica 16 Settembre 2018, ancora un dopopranzo fatto di un caffè romano, del sole che scalda persone e cose e di una passeggiata fino al mercato dell’usato di Talenti. Il mercato impone 3 tappe di ricerca fondamentali: bicchieri, libri e dischi. Alla prima tappa poco o niente di interessante da poter valutare un acquisto ma tanti ricordi, mi colpiscono sempre i set da giardino della fine degli anni ’70 in cui tutto quello che conta sembra avere una forma unica. Alla seconda tappa trovo il regalo per un’amica e mi muovo verso l’area dei vinili. Trovo 3 LP che mi convincono che avere un giradischi in casa rende una casa una biblioteca della musica e che vale avere un ottimo sistema di amplificazione più in ragione dei 30 LP da cui non puoi separarti piuttosto delle migliaia di mp3 scaricati da internet.
Mentre sfogli gli LP mi rendo conto di aver tralasciato nella sezione libri il settore delle biografie musicali e così interrompo per non lasciare a metà un lavoro che sembrava chiuso e torno in fretta nella zona libri. La zona delle biografie musicali è un angolo in basso ed in ombra dove i libri sembrano essere in punizione e non li sistema mai nessuno quindi a volte in mezzo ci trovi anche qualche fumetto o qualche libro di cucina.
E’ stato nello spostare una pila di libri che mi accorgo che un libro non è posto col dorso rivolto al pubblico ma al contrario. E’ il più piccolo della fila, sia per altezza che per numero di pagine, mi incuriosisce come a pensarlo il più piccolo ed indifeso del gruppo che gli fa ombra e mi dico che, al di là della sottile curiosità, vale comunque la pena voltarlo per riportarlo allineato agli altri dorsi. E’ stato allora che girandolo in un istante ha cambiato tutto: “Il libro della fotografia” e sotto al titolo in rosso: Andreas Feininger. Dapprima non ci credo, penso che qualcuno abbia scritto un piccolo compendio come tributo al fotografo e che io abbia letto male ma dopo qualche istante mi convinco che quello che è ho tra le mani è un’edizione del 1978 del famoso libro di Andreas Feininger.
Il libro
Il libro nasce nel 1970. Andreas scrive al lettore dichiarando di aver scritto un libro che si rivelasse un manuale utile da percorrere e ripercorrere. L’autore sostiene che anche se la fotografia è per il lettore un semplice hobby, alcuni principi tecnici sono fondamentali e possono far la differenza fra una fotografia mediocre ed una buona. Fin dall’introduzione il libro è scritto con un tono estremamente umile e semplice. Andreas dice di essersi preoccupato che il lettore che ritiene di non aver bisogno di alcune parti o di alcuni elementi citati, possa saltare alcune parti senza che si perda comunque la fluidità della lettura e la continuità del pensiero dell’autore.
Il libro si compone di sette capitoli fondamentali e si ritiene debba essere per il fotografo una sorta di “prontuario” da avere sempre con sé. Non a caso l’edizione del 1978 de I Garzanti è nel formato 18cm x 11cm, perfetta per riempire quell’unico spazietto rimasto libero nello zaino fotografico già colmo di tutto quello che si può portar con sé in una sessione di scatti.
Un tributo
Anche in questo caso il tributo, oltre ad essere ovviamente al genio di Andreas Feininger, è all’amore per una disciplina al punto da trovarvi in essa un motivo di conforto ed una esclusiva sensazione di appartenenza e familiarità. Incontrare sulla propria strada un pezzo di quanto è stato letto, imparato ed amato, è il dono di avere il privilegio di appartenere a molteplici mondi , uno per ogni disciplina, in cui in ognuno esiste una particolare versione di noi, unica ed irripetibile.