Un nuovo capitolo di pensieri e riflessioni fotografiche che si apre sul passato di Roma.
Il tempo trascorso dà valore al tempo presente e disegna una forma migliore del tempo a venire.
Non so come dirlo senza avvertire una vampata di calore, per il mancato pudore nell’aver messo di nuovo il cuore allo scoperto, perché è ancora l’amore per Roma e per la fotografia a muovermi, stavolta, a ritroso nel suo tempo.
Quando osserviamo un luogo, una persona, un oggetto, questo non esiste solo nel suo istante presente ma possiede una storia, più o meno lunga e ricca, fatta di informazioni ed immagini e tanto più conosciamo questa sua storia tanto è migliore la percezione del suo significato, della sua essenza, e quindi la nostra capacità di vederlo e di interpretarlo.
Una volta, mentre scattavo con una ragazza in una villa di Roma, ho immaginato che avrebbe potuto sedersi sulla sella di una vecchia Lambretta e realizzare un intero calendario per le strade di Roma in quella sola posa ed ho visto come sarebbe stato emozionante in tutte le sue variazioni: una volta con un gelato, una volta con un buon libro da leggere, un’altra volta che giocherella con gli occhiali da sole e un fazzoletto in testa, e così via, almeno fino a quando la mia fantasia non è stata interrotta da lei che mi chiede: “Cos’è una Lambretta?”.
Solo l’eco di un flusso di innumerevoli immagini del passato poteva creare quel disegno, quel progetto, che poi non è mai stato realizzato, ma quell’interpretazione poteva esistere solo in ragione della storia di questa città, raccontata attraverso parole ed immagini.
La capacità di vedere oltre l’attimo presente concede nuove prospettive e nuovi punti di vista
“Essere in piazza della Rotonda, il Pantheon alle spalle, voltare la testa verso il lato lungo che apre una strada per il quartiere francese ed immaginare operai e attori in fila davanti ad una porta di legno scuro che aspettano il loro turno per un piatto di ‘facioli’ che saranno il pranzo di un giorno romano di lavori e di riprese di uno dei film girati al Pantheon negli anni ’60. Immaginare lo spessore della trama della lana dei loro pantaloni, il povero e sciupato tweed misto alla polvere della piazza, una delle piazze più unte delle storie di strada di Roma, l’odore della cipolla che viene dalla cucina confuso all’odore dell’autunno che ha salutato l’estate, anche se a Roma l’autunno è un’estate perfino migliore, lo sa chi la vive. Il legno della porta è solcato dalle crepe dell’unico strato di povera vernice che non ha resistito al sole delle estati degli ultimi vent’anni. I vetri sono puliti ma sono stati puliti in fretta, tanto che la forma della loro pulizia coincide con quella del movimento circolare, veloce e sbrigativo, di una mano pesante e stanca di fare ogni giorno lo stesso lavoro”.
Tutto questo, appena raccontato, è un mondo in bianco e nero, che si compone per la mescolanza di fantasia ed immagini della memoria che sono divenute tali grazie all’esistenza di fotografie del passato, un passato in cui qualcuno ha creduto fortemente fino a fare click sul pulsante di scatto della sua macchina fotografica per realizzare una fotografia che sarebbe stata la testimonianza di un presente che sarebbe subito trascorso, e di un passato che, dall’istante successivo allo scatto, sarebbe stato per sempre. Una fotografia è un istante reso indelebile, che inizia un viaggio inarrestabile nell’allontanarsi dal suo attimo per raccogliere valore e significato.
Come nell’amore, il presente è un fulcro intorno al quale si trovano in equilibrio, alla stessa distanza, passato e futuro
Uno dei segni inconfutabili di uno stato di passaggio dall’innamoramento all’amore è quando, con la persona che abbiamo accanto, dal parlare del presente iniziamo a spostarci nel passato e ad immaginare un futuro. Per questo credo che quando un soggetto fotografico ci porta a chiederci delle della sua storia per poterlo interpretare, stiamo scivolando in una condizione di più profonda attenzione e rispetto per il soggetto stesso.
Questa rubrica è un viaggio nel passato di Roma, attraverso sue indimenticabili fotografie, momenti di una luce che non c’è più, ma che spiega il presente e, magari, concede uno spiraglio per gettare uno sguardo nuovo al suo futuro.